Cantami, o Diva!

7 Novembre 2017

Sto lavorando a un documentario su un celebre artista statunitense, un musicista capace di suscitare emozioni straordinarie in chi lo ascolta, un mito vivente.  All'inizio non capivo bene  cosa vole...

Sto lavorando a un documentario su un celebre artista statunitense, un musicista capace di suscitare emozioni straordinarie in chi lo ascolta, un mito vivente.  All’inizio non capivo bene  cosa volesse fare, abbiamo parlato a lungo, da soli o con l’interprete, ma il risultato era sempre lo stesso: nessuna reale comunicazione. Poi un giorno ha preso la chitarra e ha cominciato ad improvvisare, chiuso nei propri dolorosi ricordi. La sua splendida voce è risuonata in tutti i miei chakra, per così dire, li ha fatti vibrare come sempre accade e ho capito finalmente cosa intendesse comunicare a me e al suo pubblico.
In realtà ciò che il vero artista fa non è raccontare la propria vita e le proprie sofferenze, in quanto ciò sarebbe alquanto banale e ci lascerebbe indifferenti.  Scrive Thomas Mann nel Tonio Kroger che, durante una festa, un tale si mise al pianoforte per eseguire una canzone scritta in un momento di grande sconforto per essere stato abbandonato dal suo amore. Cantò la propria disperazione davanti agli altri invitati, alquanto annoiati  e per nulla toccati da tanto sfoggio di strazio.
Tutti noi sappiamo cosa vuol dire essere tristi, felici, disperati, esaltati, ma nel momento in cui non proviamo queste emozioni esse ci sono indifferenti. L’artista è quello che sa ricrearle negli altri, commenta Thomas Mann.
Gli dei di Omero sono morti, l’Iliade è rimasta, scriveva Francesco De Sanctis, per dire che le sciocche diatribe tra l’Olimpo e la Terra non sarebbero più da secoli oggetto di profondo interesse se Omero non avesse trasfuso in esse la potenza di una “forma vivente” capace di risvegliare nel pubblico di ogni tempo immedesimazione in  universali e sconvolgenti sentimenti.
Per questo siate attenti, amici scrittori, specialmente i più giovani che pensano di essere artisti solo perchè stanno raccontando le proprie disgrazie.  Esse in realtà sono soltanto cianfrusaglie di qualche mercatino dell’usato psichico se non riuscite a trasformarle in una forma vivente, perfetta e vibrante.
In arte, appunto.

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