Anna Perenna

6 Aprile 2023

una buona sorella tra l’amour fou e la morte

Nella tradizione di Roma, il giorno seguente alla Pasqua, festa non essenzialmente religiosa connessa al risveglio della natura, è detto Pasquetta e si celebra andando in campagna o nei parchi per un pic nic con giochi e sport. Nell’antica Roma questa era la festa dedicata ad Anna Perenna, sorella della leggendaria Didone, regina di Cartagine.
Abito in un quartiere centrale che però fino agli inizi del 1900 era considerato periferico. A piazza Euclide c’era l’ultima fermata del tram a cavalli, i resti di splendidi “horti” nella campagna limitrofa con annesse “domus” di ricchi agricoltori. C’era anche la fonte sacra di Anna Perenna. Nel giorno di Anna gli antichi romani erano soliti andare fuori dalle porte della città per mangiare, bere fino al collasso, cantare ed esibirsi in scene del teatro di Plauto. Non è chiaro il motivo di questa predilezione romana per la sorella della grande regina.
Racconta il poeta Virgilio nell’Eneide che Enea, lasciata Troia distrutta dagli Achei, parte con i suoi compagni per fondare una nuova città in Italia. In una sosta della navigazione trova ospitalità a Cartagine, governata da un’altra esule celebre, Didone, fuggita dalla Fenicia per complesse vicissitudini famigliari.
La regina si innamora perdutamente dell’eroe troiano, abbandona la sua austerità di vedova per mostrarsi con lui ai sudditi, spera di avere un figlio, cerca di coinvolgerlo nei piani di Cartagine ancora in costruzione ma…
Un eroe è pur sempre un uomo, in questo caso pure falso e vigliacco. Dopo aver goduto con i suoi soldati di tutto quello che la generosità di Didone poteva offrire, comunica di non poter restare perchè, gli dei… il suo onore… la fedeltà alla patria…la missione, sì la missione gli impongono di partire.
E quando una mattina Didone vede dalla sua terrazza le navi troiane che si allontanano e la spiaggia deserta, si uccide gettandosi sulla spada che le aveva regalato Enea (non senza avergli lanciato prima una maledizione).
Accorre Anna disperata, cerca di tamponare la ferita, di risvegliare la morente, ma ormai non c’è più niente da fare e la regina muore tra la disperazione dei sudditi.
Quando insegnavo in un liceo e leggevo questi versi immortali, c’era sempre qualcuna tra le ragazze che chiedeva:” Perchè morire? Perchè non lo ha fatto schiavo? Perchè non lo ha rinchiuso in prigione e ha buttato la chiave?”
Rispondevo che spesso l’autostima di una donna può crollare se l’uomo che ama la delude abbandonandola. E questo poteva accadere anche a una come lei, con un passato straordinario, bella, forte e coraggiosa.
“Sta dicendo di tenersi lontane dall’amore?”
“Sarebbe impossibile, disumano.” rispondevo, ma poi cambiavo argomento perchè non volevo farmi invischiare in discussioni inutili.
Nessuna si interessava ad Anna, la sorella, che aveva molte responsabilità nella tragedia.
Virgilio neppure si interessa di lei.
Secondo la tradizione romana seguì Enea, per paura della guerra annunciata con i popoli confinanti.
Ma Enea non era già partito? E per lei era sensato seguire un uomo del genere? Chissà..
E comunque rimase nel cuore dei Romani questa figura misteriosa, sofferente, decentrata rispetto al grande affresco di un amore infelice, celebrata nei riti primaverili di rigenerazione, con canti, danze, vino, sesso e tutto quello che, dall’inizio della civiltà, va fatto per esorcizzare la morte.
Buona Pasquetta e buona resurrezione! 😀