Confort zone vs Fear zone

19 Maggio 2023

MEMORIES

A maggio i direttori artistici dei teatri, soprattutto off e out, cominciano a individuare gli spettacoli per la stagione successiva. Gli anni del covid hanno segnato un pesante regresso per tutti, anche per le grandi produzioni, figuriamoci le altre. Gli obiettivi raggiunti si sono polverizzati, la gente non va al cinema e non va a teatro. Ho la fortuna di non identificarmi nei ruoli e quindi ho subito deciso di dare più tempo ed energie a un lavoro che svolgevo part time, sicuramente molto redditizio e pacifico. Ho accettato comunque l’offerta di una splendida compagnia anglo-italiana che spesso ha portato in scena i miei testi con rispetto e continuità. Ok anche a un attore norvegese che vuole fare “Notturno” a Bergen, mi pare.
Volendo dire tutta la verità, queste cose mi vanno benissimo, perchè riguardano un luogo lontano e all’ultimo momento dirò che non posso andare nè alla prima nè mai. E’ certamente un atto di autosabotaggio, non ce la faccio a vedere le mie emozioni messe a nudo davanti a un pubblico. Sto mentendo, perchè so che il pubblico non pensa all’autore ma si immedesima nella vicenda.
E’ insicurezza? No, non credo. Paura che qualcosa vada male? No, non succede mai. E allora?
Mi viene in mente quando ero piccola e mi costringevano a orribili saggi di pianoforte. Ero terrorizzata, il piano mi diventava nemico, c’era sempre un passaggio difficile nel brano, con possibilità di errore, e il maestro che mi guardava accigliato dietro le quinte. Una volta mi uscì il sangue dal naso, ma continuai a suonare affascinata da quelle gocce rosse che cadevano a ritmo sulle mani e sui tasti. Per la prima volta mi sentii al sicuro, ma mia zia salì sul palco come una furia e mi portò via, insultando cielo e terra e minacciando azioni legali per abusi su minori.
L’ansia di oggi non credo sia legata al giudizio del pubblico, ma all’arroganza dei registi italiani, il cui intento è quello di manipolare il testo, spesso di nascosto. Lo ha fatto con me Paolo Perugini, Antonio Calenda, Pietro Dattola, Lauro Versari e alcuni del nord Italia, sicuri che non sarei venuta a saperlo. Non lo ha mai fatto Paolo Perelli, ma lui non era di questo mondo. Le prove sono sempre cupe, litigiose, al freddo, al buio tranne una lucina sul palco, con liti e rinfacci tra attori, attori e regista, regista e tecnici.
Tutte queste cose non mi sono mancate negli ultimi due anni.
Oggi, quando arrivo in studio, sorrido e mi sorridono, qualche abbraccio, baci, luci, calore, cibo, nessuna faccia arcigna immersa nei massimi sistemi teatrali e filosofici. Pensavo quasi di essere al sicuro.
Invece di nuovo, da qualche oscurità innominabile, il teatro allunga le sue mani pelose e scheletriche per riportarmi al passato. In un attimo potrei tornare al vecchio loop, farmi ancora del male.
Mi sono consultata con Maria Sandias, compagna di merende, e mi ha detto :”Ma tanto non ne puoi fare a meno”
Ho chiesto un giro di tarocchi alla mia amica cartomante e mi ha detto di tenere uno spazio ben libero perchè questo è l’anno dell’amore.
Ho chiesto alla profondità del mio cuore e la risposta è stata netta ed immediata, in inglese, perchè il mio Self ormai parla solo inglese:” Give life a chance, just rest “
Paure insicurezze e sabotaggi vanno e vengono, non possono essere eliminati.
Seguire il flusso in modalità benessere è la scelta migliore.
E poi nessuno può veramente sapere cosa farà da grande.

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