LAVORI IN CORSO
Spesso qualcuno che non vedo da tempo mi chiede :”Che stai facendo di bello? Scrivi?” E’ una domanda che quasi sempre mi crea imbarazzo. Presuppone che per me qualcosa di bello sia assolutamente connesso alla scrittura e che io sia sempre disposta a raccontare i miei progetti. Se cerco di deviare l’attenzione su altri argomenti, la richiesta si fa più pressante:” Ma che stai scrivendo esattamente?” Ecco, questa è una forma di violenza che mi disturba e da cui non riesco a difendermi mantenendo la calma. E’ un tentativo di entrare nel privato strettissimo, nell’intimo segreto di un’anima. Ciò che è in fieri non può essere raccontato, perché di una tale delicatezza e fragilità che soffre e si deteriora se sottoposto al giudizio altrui. Sarebbe come portare un neonato a un raduno rave. Chi scrive è piuttosto sensibile e molto attento alle sfumature: uno sguardo, un movimento della mano, una parola incauta potrebbero essere intesi come una condanna dell’opera in corso che sarebbe accantonata con disperazione. A me è capitato qualche volta, grazie alle devastanti esternazioni di un amico regista, e cerco di difendermi aggirando l’ostacolo o chiudendomi in un silenzio irritante e irritato. Leggevo in un’intervista che Jennifer Aniston è spesso tormentata da chi le chiede se ama ancora Brad Pitt, se ha intenzione di sposarsi e se è incinta. Lei risponde con il suo sorriso da bambina:” Al momento sto lavorando sulla mia felicità” Ho pensato che questa è una risposta straordinaria e che avrei potuto usarla per tener lontano i ficcanaso distruttivi, ma…
– Cosa stai facendo?
– Sto lavorando alla mia felicità
– Ma scrivi?
– Sto cercando di essere felice e positiva
– Non vuoi dirlo come al solito?
– E’ la verità. Non si può lavorare alla propria felicità?
– Ah sei in crisi creativa. Mi dispiace per te. …
E in fondo è un buon risultato perché per un po’ nessuno mi chiederà più niente.
