Le storie di Tessi St.1 E.1

24 Aprile 2023

Cena per otto

Tessi è nervosa perchè un bambino ha rotto il suo bellissimo astuccio rosa e ha disperso il contenuto. Sta pensando a come fargliela pagare. I maschi, si sa, non hanno il culto di astucci, penne, matite, gomme e porporina. Amano solo mettere le mani brutali e indifferenti sui “sancta sanctorum” delle bambine e vandalizzarli. Abituata da piccola ai miei orrendi cugini a cui reagivo picchiandoli, so che questo è un sistema poco sicuro, sconsigliabile, generatore di karma. A ogni età vanno sviluppate altre strategie, sorridenti, silenziose ma perfide, qualcosa che rimetta a posto il torto subito e imprima il sigillo di inviolabilità.
Le racconto una storia.
Risale al periodo dell’Università, quando dopo anni di latino, greco e tutto quello che ci girava intorno, decisi di disintossicarmi passando all’Istituto di Orientalistica. L’antico Egitto mi attraeva e a quel tempo pensavo ancora alla possibilità di fare l’archeologa. Entrai nel corso di Egittologia e in un anno mi insegnarono a decifrare codici in geroglifico e demotico, trasformandomi in un topo nella sua tana di libri.
Il professore, simile per l’aspetto al padre di Indiana Jones, credevo non fosse nemmeno consapevole della mia presenza, ma un giorno mi chiamò per nome (!) per comunicarmi che facevo ufficialmente parte della missione italo-francese a Menfi, ovviamente se lo desideravo.
Non sarà una passeggiata, disse il prof.
Non lo penso, dissi io.
Deve resistere al caldo e alla fatica, non ci sono ospedali nei dintorni, disse lui.
Non ne avrò bisogno, dissi io.
Mi guardò a lungo con i suoi occhi rotondi dietro gli occhiali appannati. Si era già pentito della sua decisione, ne ero sicura.
Una settimana dopo ero in Egitto, unica donna in un gruppo di maschietti arroganti e presuntuosi. La mattina si partiva all’alba sui pickup e si raggiungeva il campo base. Si lavorava con le misurazioni e i sondaggi e al tramonto si tornava. Con il sole rovente, invece di coprirmi continuavo a spogliarmi come se fossi al mare di Ostia e dopo tre giorni avevo la febbre a 40 e l’eritema solare.
Il prof passò a vedermi mentre deliravo e disse:” Si riposi”. Lo disse anche la settimana dopo, nonostante fossi guarita. Passò altro tempo, ma i miei compiti ormai consistevano nel catalogare reperti, decifrare iscrizioni, e “tanto per non sentirmi un peso” nell’aiutare il cuoco che non aveva alcun bisogno di me.
Tessi ride, bambina più evoluta di quanto lo sarò mai io.
Una volta a settimana andavo anche a far la spesa in un mercatino berbero e comprai un vestito da odalisca che copriva tutto il corpo ad eccezione degli occhi. Lo mostrai al prof e aggiunsi che ormai ero guarita. Con l’abito giusto potevo tornare in campo.
Lui guardò l’insieme di veli, lacci dorati, perline iridescenti e disse. “Si riposi ancora un po’. Ah, dimenticavo. Questa sera verrà il direttore del museo del Cairo, per quei finanziamenti. Prepari una cena per otto. Se non le dispiace.”
No, non mi dispiaceva affatto, un incarico davvero appropriato. Sentii la rabbia salirmi addosso come un’ondata di Nazarè.
Diedi il pomeriggio libero al cuoco. Aprii la dispensa e trovai una scatola di formaggini. Apparecchiai elegantemente, si fa per dire, e misi un formaggino su ognuno dei piatti. Sette, perchè me ne andai a dormire.
La mattina seguente alle 5 ero seduta sul pickup vestita da odalisca. Nessuno sguardo sorpreso, nessun commento. E fui sul campo ogni giorno di quella fortunatissima spedizione archeologica, che potè vantare il ritrovamente di un tempio copto.
Tornata a Roma, pensavo che il prof mi avrebbe bocciato agli esami, che la mia carriera di archeologa fosse terminata. Niente di tutto questo. Forse per paura che la sua misoginia fosse divulgata, mi offrì molte opportunità incredibili. Ma ne avevo abbastanza e dopo la laurea me ne andai. Ero entrata in contatto con il responsabile del Teatro Universitario e con il segretario del Sindacato Autori drammatici. Erano uomini che rispettavano le donne e la loro strada sempre in salita.
Tessi non ascolta più. Sta pensando a come adattare la sua storia alla mia, migliorandone la soluzione. Ha già capito che il futuro dipende da giuste soluzioni, da un impegno preciso a non farsi distruggere, mai e poi mai da vane speranze.

Commenti

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments