La virtuosa sposa del mercante
…un uomo che va dalla sua sposa è bene che porti molti doni, per nascondere la sua vera natura, perchè la sposa non si senta morire se i presagi le stringono il cuore.
Storia
Dallo spettacolo Pellegrini nel tempo, prodotto dal Comune di Roma Ufficio Pari Opportunità e Teatro Donna
Francesco Datini, il celebre e ricchissimo mercante, è in viaggio verso Roma con la sua giovane sposa, nella speranza di ottenere da Dio la grazia di avere un erede. Il suo desiderio sarà esaudito , ma certamente non per intervento divino.
Il libro
edizioni Antonio Pellicani
Prefazioni di Daniela Monteforte, per le Pari Opportunità del Comune di Roma
e Giovanni Antonucci
Personaggi
Francesco Datini – un uomo di circa 60 anni
Margherita Datini – una donna giovanissima
Il Servo
La Balia
(Ambientazione cinquecentesca: nessuna scenografia particolare ma abiti adeguati a testimoniare una grande ricchezza)
SERVO (canta accompagnandosi con un liuto)
Brilla
se vivo sei
né t’affligga il dolor
né mai
troppo t’affligga il dolor
che sai
fugge la vita lesta e poi
la fin
di tutto vuole dietro a sé…
Margherita – Questo servo non conosce altro che arie funebri… mi affligge… mi toglie l’aria…
SERVO – (ricomincia) Brilla…
Margherita – Basta! (al servo) Lo fai apposta? (a Francesco) Lo fa apposta… dovete cacciarlo…
Francesco – (senza guardarla) Sì.
Margherita – Subito!
Francesco – (c.s.) Sì.
Margherita – Prendetene uno più… più… (fa un gesto ampio e vago) Uno che rallegri la casa, che inventi nuovi divertimenti… non c’è limite allo svago che può dare un buon servo… praticamente inesauribile… non come costui e le sue elegie di morte!
SERVO – Ma…
Margherita – (al servo) Sto parlando con te? Qualcosa ti fa pensare che io possa parlare con te? Sta’ al tuo posto, merde! (Francesco ha un gesto di fastidio)
Si dice così al mio paese… nella mia bella Avignone… prematuramente lasciata per questo… per tutto questo… (sospira) Dire merde è usuale come… Dio ti salvi… Il ciel v’assista… un sorriso… merde… o un saluto… non c’è differenza… per un servo, poi… è un complimento… De tel gens en veritè, doit-on avoir peu de pitiè… (pausa. Si siede, canticchia tra sé) Brilla… se vivo sei… (scatta in piedi rabbiosa, colpisce con forza il servo) Le tue nenie velenose mi hanno contaminato… mi si attaccano addosso… mi fanno impazzire… Putain d’un porc! (lo colpisce ancora) Riportatemi a casa, Francesco… sono stanca di questo viaggio… e di queste locande fetide… La mia balia non ha tempo di irrorare le stanze con acqua di rose che già si riparte… A cosa mai può servire lasciare dietro di sé una lunga scia odorosa… un lusso inaudito perduto nel vento a beneficio di chi verrà dopo di noi… ma che non saprà a chi indirizzare la sua gratitudine… vedrà la sua strada cosparsa di rugiada profumata e penserà a un miracolo… un segno di predestinazione… e mai, mai avrà un pensiero di gratitudine per madonna Margherita e la sua balia… che lo salvarono dal contagio…
SERVO – Quale contagio? Non c’è pestilenza…
Margherita – Francesco, mio caro, perché gettate via i vostri fiorini con medici e speziali, quando avete per servo questo cerusico dotto e veggente… merde! (più forte) Merde!
(sospira, come fosse improvvisamente stanca) Aiutami, balia, voglio andare a letto.
(Balia si alza e, mentre Margherita parla, l’aiuta a togliersi il copricapo, il velo, le varie parti che compongono l’abito, le fa indossare una leggera tunica da notte e infine scioglie e pettina i lunghi capelli)
Margherita – Francesco… continuate a scrivere le vostre lettere di cambio… le vostre infinite… inesauribili lettere… al lume di candela o nel buio assoluto… avete una tale abilità in questo genere di cose… prima di conoscervi non sapevo neppure cosa fosse una lettera di cambio… avrei potuto confonderla con una lettera d’amore… un errore grossolano… da non ripetere… mai più dire di qualcosa: è questo, è quello… mai più dire… o non dire… perché l’errore è ovunque, magari nel cuore… diffida anche del cuore…
(il tono di voce si fa più aggressivo)
Quando mi giunse la vostra proposta… quando seppi che volevate sposarmi… anche se non vi avevo mai visto… e la cosa più strana… la cosa che allora mi parve davvero strana… forse per la mia assoluta ingenuità… perché si scrive d’amore, si legge d’amore, si pensano parole d’amore… se ne fa una lunga esperienza pur rimanendo del tutto inesperti… e dunque mi parve strano che voleste sposarmi senza avermi mai vista… che la fama della mia bellezza avesse valicato le Alpi… era forse possibile? No, questo non lo pensai… mi sarebbe piaciuto farlo, magari in segreto… ma no, davvero non lo pensai… perché io non ero bella… ma solo virtuosa… così diceva mio padre… solo virtuosa… che non è un pregio e neanche un difetto, s’intende, ma una via di mezzo poco attraente… diceva mio padre ridendo… e perciò siamo assai fortunati se Francesco Datini, con centomila fiorini di rendita, se il più ricco mercante che sia mai comparso sulla faccia della Terra ci vuole in sposa… così disse… ci vuole in sposa… e rideva… una lunga, oscena risata… per quell’unica figlia… non bella ma solo virtuosa… data via ad un mercante con centomila fiorini di rendita… (pausa)
E poi siete arrivato una sera d’estate e in tutta Avignone si fece silenzio… un fatto inconsueto per noi che odiamo il silenzio e sentiamo le labbra muoversi da sole e la lingua agitarsi come impazzita e le mani costrette a seguire quella cascata infinita di suoni che vola su strade cortili altane balconi… parole leggere portate dal vento… qualche volta inudibili… qualche volta assordanti… che importa… parole da dire e ridire dall’alba al tramonto parole notturne parole d’amore parole cantate sognate perdute …
Eppure quel giorno si fece silenzio in tutta Avignone… incantata a guardare il vostro seguito d’oro, gioielli, sete d’Oriente e una piccola schiava… non si era mai visto niente di simile… la vostra abbagliante ricchezza era attesa, prevista… uno sposo che va dalla sposa è bene che porti molti regali, che mostri la parte migliore di sé per nascondere la sua vera natura, almeno una volta, almeno quel giorno, perché la sposa non si senta morire se i presagi le stringono il cuore… voi no… non mi avete mentito… con il vostro tesoro e una schiava compagna di svaghi… fino all’ultimo… fino alla porta della mia casa… davanti a mio padre e a mia madre… davanti ai miei fratelli e a tutta Avignone che quel giorno cessò di parlare… Va’ con lui… così disse mio padre… e fu l’unico suono attraverso quel lungo, mortale… inaudito silenzio…
(abbassa lentamente la testa mentre il servo accorda lo strumento)
Francesco – (si gira appena verso di lei) Se mi avessero parlato del vostro pessimo carattere… della vostra assoluta incapacità di… (pausa) Non dico di essere stato ingannato… certo ci fu buona fede in chi mi propose la vostra persona come adatta ai miei progetti matrimoniali… ma non è stata valutata a fondo la vostra incapacità di condurre una normale vita domestica… forse siete ancora legata alle malinconie della giovinezza… e forse domani già queste vostre frenesie saranno solo un ricordo… ma il fatto è che vi si sente smaniare di giorno e di notte… e ciò è sconveniente… un parlare continuo senza respiro… sfinite voi stessa e chi vi sta accanto… se io avessi saputo di una complessione così languida e nervosa…
Margherita – Non mi avreste sposato… .Fu un pessimo affare! Ma potreste ridarmi indietro… riprendere…
Francesco – (duro) Che cosa?
Margherita – Non so, voi siete l’esperto in commercio… troverete la giusta penale per una mancata felicità.
Francesco – Questa storia di felicità infelicità… voi mi assillate, Margherita… già nella casa di vostro padre mi avete assillato… se siamo felici o infelici e se lo eravamo e se lo saremo e quanto lo siamo e per quanto lo saremo e se lo siamo mai stati e sarà mai possibile esserlo… una noia infinita… si, voi mi annoiate, madonna… come fa un agente inesperto quando mi torna dalla Fiera di Bruges con lana scadente pagata a caro prezzo… una noia dolorosa… perché io vorrei restare tranquillo a scrivere e leggere lettere di cambio… seduto nella mia bella e comoda casa… mentre la benedizione di Dio veglia sulle mie navi e le mie carovane sparse su tutta la Terra… ed ecco che mi si chiede di posare la penna e impugnare la spada per tagliare la testa a chi ha osato ingannare Francesco Datini… (urla) Zac! Senza pietà!
Margherita – Merde!
Francesco – (si alza, l’afferra per un braccio, la scuote violentemente) Non dite così… non dovete parlare così!
Margherita – E putain? Posso dire putain?
(Francesco si scosta molto contrariato, mentre le luci gradualmente si attenuano. Appena il servo ricomincia a cantare, Margherita si tappa le orecchie e balza sul letto dove si raggomitola, discinta e suo malgrado provocante)
SERVO – Brilla
Se vivo sei
Né t’affligga il dolor
Né mai
Forte t’affligga il dolor
Che sai
Passa la vita lesta e poi
La fine
Di tutto vuole dietro a sé…
(Mentre Francesco parla, la Balia apparecchia una tavola sontuosa e pone al centro un grande vassoio colmo di frutta e una caraffa di vino. Poi torna a sedersi.)
Francesco – Non piangete, Madonna (Margherita si gira per guardarlo con odio, poi nasconde il viso tra i cuscini) Papa Urbano ci riceverà in udienza privata … avrete la sua benedizione e vi prego di apprezzare questo privilegio perché non fu semplice ottenerlo… i Papi nell’anno giubilare sono occupati come noi mercanti alle fiere fiamminghe… chè non si riesce a star dietro a tutto… e dunque mi sono deciso a sopportare i disagi di questo viaggio. (fa un cenno al servo che gli versa del vino. Francesco vino beve avidamente e il servo gli versa altro vino) Sarete benedetta e riuscirete a concepire un figlio… per avere questa grazia ho già speso parecchi fiorini… prima di partire ho donato alla chiesa di San Francesco un messale miniato… (dolorosamente pensoso) 1 fiorino al giorno al miniatore più mangiare, bere e dormire a casa mia… neanche fosse Giotto… che credo lavorasse più a buon mercato… comunque non sono stato a contrattare purchè andasse di fretta e non vi vedesse girare per casa come una pazza… come fate davanti agli altri mercanti e ai commessi e ai garzoni… e ai clienti ai cimatori ai tintori… con questa storia della felicità infelicità che spandete dentro intorno e fuori casa… e l’intera città di Prato ne ride… e dunque ride anche di me… così dissi al miniatore… sbrigatevi e toglietevi dai piedi… e lui s’offese… non era quello il modo di trattare gli artisti… disse..
Ma io vi pago, ser Lapo, e questo è un gran segno di stima…
Credete proprio che il denaro sia tutto?
Sicuro che lo credo. Che altro c’è?
Gente come voi mi fa ribrezzo… Compiango la vostra sensibile sposa che apprezza e comprende la vera arte!
(allunga una mano per sfiorare una gamba nuda di Margherita che si ritrae)
Chi l’avrebbe mai pensato… voi comprendete gli artisti e loro ricambiano il vostro favore… ma presto concepirete un figlio e dovrete crescerlo chiusa nelle vostre stanze, Madonna, e non potrete più vagare come una demente e venirmi intorno quando si decide la tintura delle lane francesche, se si venderà più il bianco o il turchino o lo scarlatto e si ragiona della giusta dose di olio, tintura ed erba ceretta… tutte cose che vanno controllate mille volte, perché sono circondato da idioti che sanno solo eseguire gli ordini come fantocci e se così non fosse… se per ipotesi capissero la mercatura… allora non mi servirebbero più a niente… sarebbero avversari e concorrenti invece di idioti… convinti che l’idiota sia io.
(comincia a spogliarsi)
Come quando rilevai il tiratoio di Bartolo e lo feci ingrandire fino a 52 braccia come le dimensioni del panno e rilevai pure le case vicine per la concia, il purgo e la saponificazione… anche allora pensarono che fossi un babbeo a dar via così migliaia di fiorini … e che per averne l’ammortamento avrei dovuto lavorare per tutta la vita senza guadagno… (sorride) ridevano alle mie spalle… in casa e in città… .erano così occupati a ridere e a darsi di gomito che non si accorsero che stava la nascendo la più grande industria del secolo… la mia Società della Tinta.
Ma gli idioti hanno risorse infinite, non si lasciano abbattere nemmeno dal più grande successo là dove era previsto il disastro… non vedono il bene ma solo il difetto e così continuarono a ridere… guarda quello quanto è ricco… e i suoi fiorini se li mangeranno gli estranei perché non ha figli… sua moglie non concepisce… eppure l’ha presa giovane… una francese strana di testa, tutto il giorno a dire se è infelice o felice, come se premesse a qualcuno saperlo, come se ai clienti ai cimatori ai tintori ai garzoni ai clienti ai servi di casa premesse sapere questo genere di cose, inutili… indiscrete… e mai udite nella casa onorata di Francesco Datini…
(si toglie le pantofole, sale sul letto)
Venite qui, Madonna.
Margherita – (ritirandosi in un angolo del letto) Je vous prie de ne pas vous approcher…
Francesco – La vostra avversione per il debito coniugale è certo un pregio… .se tenuta nei giusti limiti… è bene che una sposa sia selvaggia e inesperta nelle cose d’amore… ma vi ci abituerete…
Margherita – No… c’est impossible… par pitié, monsieur… oh, que je suis malheureux!
(si rincorrono carponi sul letto, lei in lacrime, lui goffo e ansante per l’eccitazione)
Francesco – Datemi un figlio e vi coprirò d’oro… vi darò tutto quel che vorrete… farete invidia a una regina… .
Margherita – S’il vous plait… à l’aide!
Francesco – Si… parla ancora francese… mi piace… Vieni qui!
Margherita – No… ça me degoute…
Francesco – Ah, t’ho presa! Sta’ qui… sta’ ferma…
Margherita – (furiosa) Laissez- moi, merde!
immobile. Un cono di luce illumina solo Francesco, mentre il resto della scena rimane
(Francesco la colpisce con violenza e Margherita cade riversa sul letto dove resta nel buio completo)
Francesco – (mima un rapporto sessuale meccanico e distaccato) Va bene… si, così va
bene … e domani saremo da Papa Urbano … che è come Dio in persona… solo amore e misericordia… così va bene… vedrete, madonna, vi piacerà… e io vi insegnerò a compiacermi… come si fa con la cera… che prende forma secondo il sigillo… (a soggetto conclude, si distende sul letto e si addormenta)
(Il Servo suona il liuto mentre la scena gradualmente si illumina di una debole luce. Margherita è ancora raggomitolata sul letto, la Balia dorme su una sedia. Margherita si alza a fatica, lentamente)
Margherita – (con un filo di voce) Balia… acqua, ti prego… ça me degoute… Balia… (si avvicina alla tavola, afferra la caraffa dell’acqua, se la versa sulla testa, sul ventre, la beve convulsamente, è scossa da tosse e conati di vomito. Piange)
Oh, mon Dieu… je veux mourir… fais-moi mourir… ici… maintenant…
(afferra un coltello dal tavolo, se lo punta sul cuore chiudendo gli occhi.
Pausa. Riapre gli occhi, come colpita da un’idea improvvisa, si avvicina a Francesco addormentato e solleva il coltello su di lui)
Servo – No!
Margherita – (gira solo la testa verso il servo tenendo il coltello sollevato. Scandisce le parole) Come osi spiarmi… pezzente… porc d’un eclave… merdaille…
Servo – (estraniato, indifferente agli insulti)
Guarda, Margherita… lui risplende nel buio come un dio… anima e corpo d’oro zecchino… Perché spegnere la luce del mondo? Dategli un figlio e farà brillare anche voi… questo piccolo dio vivente
cospargerà il tuo capo di olio profumato
farà traboccare il tuo calice
ricchezza e felicità ti saranno compagne
e abiterai nella sua casa splendente
per lunghissimi anni
(ricomincia a suonare)
Margherita – (lascia cadere il coltello) Ma si… che importa… se non sei bella … ma solo
virtuosa… come diceva mio padre… una via di mezzo poco attraente… non un difetto ma nemmeno una virtù… una vuota condizione di mezzo… senza movimento… .senza possibilità… e dunque non ha senso parlare di felicità infelicità… non ha senso parlare… perché anche l’ultimo dei servi può parlare al tuo posto e stabilire quale sia la felicità che ti spetta… e il vero dio da pregare… e le perfette azioni da compiere…
Il mio caro sposo risplende nel buio e desidera un figlio… una folle ambizione… quel vecchio schifoso si illude che il mio giovane corpo virtuoso si pieghi ad accettare la sua misera bava…
Non è possibile scendere così nell’inferno… fino a tal punto nell’inferno… nelle buie acque senza ritorno… ma restare sulla riva… questo forse è possibile… .esaudire le folli richieste del dio restando sulla riva… abbastanza lontana per non morire.
(si gira verso il Servo che posa a terra il liuto )
E allora andiamo… non c’è altra scelta che andare… niente dolore… niente felicità… niente di niente… andare per splendere di seta e velluti, oro e diamanti… alla luce del sole o nel buio profondo… splendere sempre… splendere e basta… com’è giusto che sia per la virtuosa… bellissima sposa del dio.
(si avvicina al Servo, si toglie la tunica, si inginocchia davanti a lui che si china a baciarla)
BUIO
Note
– Il testo e la musica della canzone “Brilla” sono del XIII secolo
– A pag.1 Margherita cita due versi del “Chemin de povretè et de richesse”scritto nell’alto medioevo.
In teatro
Prossimi spettacoli
Nessuno spettacolo attualmente in programma
Spettacoli
Novembre 2010, Teatro dei Satiri, Roma