Polvere di stelle
19 Agosto 2023
una pièce urbana
Estate. Tra una stagione teatrale e l’altra è tempo di critiche, giudizi, attacchi. Ogni tanto arriva, anche se filtrata dalla segreteria, qualche mail acida, come uno yogurt dimenticato in frigorifero, che condanna il mio momentaneo abbandono del teatro, lamenta la perdita di una “risorsa” nelle strutture off, mancanza di coraggio, debolezza, superficialità, scarso spirito di avventura and so on.
Di critiche ne ho avute tante nella vita, perchè non mi sono allineata a quello che gli altri stabilivano per me.
Paolo Perelli se n’è andato, ho perso un sostegno. Per gli altri spesso sono stata io un sostegno e mi è rimasta una nausea invincibile per questo ruolo ingrato. Sono andata verso una scelta diversa, più congeniale.
Odiavo certe costanti, mi pare di averlo già detto, come l’aria intellettuale e perennemente incazzata di alcuni registi, come gli attori che si atteggiano a divinità intoccabili, i litigi, i cambiamenti del testo perchè qualcuno non sapeva memorizzarlo, il freddo e il buio delle prove ma, soprattutto, mi rendevo conto che il mio modo di lavorare e reagire era governato dall’abitudine.
E l’abitudine è la meno curabile delle malattie spirituali, perchè ci fa accettare qualsiasi cosa. Per abitudine si impare a portare le catene, a soffrire senza reagire, ci si rassegna alla noia, alla solitudine psicologica, all’arroganza soprattutto. E’ il più spietato dei veleni, perchè entra in noi lentamente, si nutre della nostra passività e inconsapevolezza e, quando scopriamo di averlo addosso, ogni atomo di noi si è ormai infettato, ogni pensiero condizionato, nulla può più guarirci. E’ il serpente biblico che ti segue come un cane, soffiandoti nelle orecchie parole di accettazione.
In quello che faccio oggi non c’è nulla di abitudinario, è tutto da inventare. Ogni mattina non so quello che mi aspetta durante il giorno se non per somme linee, non so quante sfide si presenteranno. E’ apertura, movimento, velocità, libertà. Passi d’amore di una danza improvvisata.
Domani magari avrò nostalgia del teatro. Ora va bene così, le critiche mi pare siano tempo sprecato tolto a qualche attività più dignitosa.